Mercoledì scorso ho passato un po’ di tempo seduto presso le rive di una pozza in alpeggio. Ero al Passo Cason di Lanza, nei pressi dell’omonima malga, dove si trova un piccolo stagno, la classica raccolta d’acqua creata per abbeverare le vacche. Finito il mio panino (era la pausa pranzo) ho iniziato a lottare, in senso metaforico, con le libellule.
Non ho mai dato grande peso agli ambienti residui, così come a quelli la cui estensione è molto ridotta. Ma l’esperienza mi sta insegnando a rivalutare ogni tessera del mosaico, ammettendo che se ne mancasse anche una sola, l’immagine risulterebbe rovinata. Pur rifuggendo dalla passione particolarista, che affligge in modo particolare alcuni colleghi, sono giunto lentamente alla convinzione che valga la pena di conservare e gestire in modo oculato ogni metro quadrato del territorio.
Proprio mentre stavo seduto a contemplare le schermaglie delle libellule al Cason di Lanza, ho scattato la foto che pubblico qui sopra. Non conosco gli adulti degli Odonati, per cui ho postato l’immagine su un forum (Natura e Foto) dove mi hanno fornito l’identificazione. Si tratta di Aeshna juncea, una specie di cui ignoravo persino l’esistenza. Ecco dunque che una pozza, la cui estensione non supera ad occhio i 20 metri quadrati, mi ha regalato una bella osservazione.
Non che le osservazioni vadano collezionate. Non apprezzo chi segna le tacche, conta le specie avvistate, gareggiando con altri. Non mi sembra attività di osservazione naturalistica in senso stretto, ma vedere una nuova specie (per me) è sempre una gran bella soddisfazione.
In fin dei conti credo che ci sia, nel nostro territorio, per quanto massacrato dall’antropizzazione, molto più di quanto possiamo sospettare. Il Friuli in particolare è una regione europea molto ricca, grazie alla sua posizione geografica ed alla grande varietà di ambienti e climi, compressi in un territorio tutto sommato minuscolo, ma complesso. Non posso fare a meno di pensare a quanto abbiamo perso, senza averne neppure coscienza, nel corso degli ultimi decenni.
Tutto sta nel guardare con gli occhi giusti. Chi parte dal presupposto che in campagna ci siano solo banalità, raramente vede qualcosa. Chi, per contro, parte con gli occhi spalancati e l’ingenuità infantile, vede molto. Lo sguardo infantile è essenziale nell’approccio alla natura. Ogni volta che ci sentiamo “grandi”, che crediamo di avere capito qualcosa, finiamo col prendere cantonate incredibili. In fondo ogni studioso deve per forza rimanere un eterno fanciullo, conservare la curiosità e fuggire la tentazione di dire “io so”. Coloro che credono di sapere sono finiti, come studiosi, perché lo studio prevede innanzitutto di essere coscienti della propria ignoranza di fronte al mondo.
Dunque avviciniamoci a qualunque fazzoletto di terra od acqua con una grande dose di curiosità, e cerchiamo di ricordare sempre che non sono le dimensioni a rendere importanti le cose che lo sono veramente.
Tag: Aeshna juncea, Alpi Carniche, Ambiente, Biodiversità, Complessità, Ecologia, Ecosistema, Natura, Odonata, Passo Cason di Lanza, Specie, Territorio
settembre 23, 2010 alle 4:38 PM |
Il nostro territorio è un patrimonio inestimabile, dobbiamo preservarlo dai danni che l’uomo compie……….
Guardiamo la natura che ci circonda; i prati, gli alberi, i mari, i monti,i laghi, i fiumi……..e amiamoli di piu’
Marialuisa della redazione di http://www.ourplanet.it sito ecologico
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