La percezione delle risorse

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Fra un paio di settimane, esattamente alle ore 7 del mattino di domenica 30 marzo 2014, si aprirà in Friuli Venezia Giulia la stagione della pesca ai Salmonidi, nel caso specifico alle trote.

La gestione della fauna ittica e della pesca passa necessariamente attraverso una valutazione dello stato della risorsa: il pesce. Questa valutazione viene effettuata costatemente dai tecnici dell’ente preposto alla gestione della fauna ittica regionale, l’Ente Tutela Pesca, e dai pescatori dilettanti. Si tratta di un fatto naturale: ciascuno degli attori (umani) in gioco dà una propria valutazione.

I pescatori in genere dicono “non c’è pesce”. Pesco da quando avevo 8 anni, lo so bene che non c’è pesce.

Gli ittiologi riempono fogli su fogli con pesci contati, numerati, pesati, misurati e in definitiva sostengono che i fiumi siano tutti più o meno popolati, ma i casi in cui il pesce non c’è sono veramente pochi.

Il problema sta nella percezione della risorsa, che avviene attraverso metodi di indagine differenti. Il pescatore ha due soli modi per valutare la presenza dei pesci in acqua, l’osservazione dalla riva e la cattura con lenza. L’ittiologo può usare l’osservazione da riva, quella in immersione, le reti, l’elettropesca.

E’ evidente che l’ittiologo ha a disposizione molti più strumenti ed è notevolmente avvantaggiato.

Innanzitutto l’osservazione diretta. I pesci in genere non hanno alcuna intenzione di farsi vedere, perché chi li vede li può predare. Noi siamo infatti predatori, altrimenti non ci diletteremmo a pescare. Per esperienza personale so che guardando con attenzione in un fiume si possono vedere meno di 1/10 dei pesci presenti e solo delle specie che nuotano vicino alla superficie.

Chi è riuscito a vedere dalla riva più di uno scazzone o anche un’anguilla? Ci si conta sulle dita di due mani.

Quando osservo un fiume lo faccio per rilassarmi, non certo per fare un censimento ittico. Ho provato a sedermi sulla riva ed a rimanere immobile, non volontariamente, ero stanco di camminare e volevo riposare un po’. Dopo un paio di minuti mi sono accorto che stavano comparendo miracolosamente i pesci.

Prima si facevano vivi i cavedani, i meno timidi in tutte le situazioni, poi iniziai a vedere i barbi nuotare radente al fondo, quindi i vaironi nella corrente. Lo scazzone no, se ne sta sotto i sassi, almeno di giorno. Solo dopo un bel po’ iniziai a vedere una trota, che usciva per un attimo allo scoperto per poi tornare in tana. Sicuramente era una marmorata, una fario sarebbe rimasta in corrente a catturare invertebati, mentre la marmorata torna sotto ad aspettare, la preda grossa o il tramonto, quando i pesci più piccoli sono in difficoltà e lei può cacciare allo scoperto.

Ecco, il problema è che avevo pescato nello stesso punto una settimana prima senza vedere un pesce, senza percepire nemmeno un’indizio di abboccata. Per me, durante la pesca, il fiume era vuoto. Già da osservatore statico, il fiume mi sembrava ben popolato, anche se di prede per i miei gusti ce n’era una sola: la trota. Noi friulani siamo diventati salmonivori quasi esclusivi durante gli anni ’90, penso di essere uno dei pochi quarantenni in circolazione ad avere pescato con soddisfazione barbi durante gli anni fra il 95 e il 2005.

Tornai nello stesso punto con una squadra di operatori ittici dopo un paio di settimane e ci mettemmo a catturare pesci con la tecnica dell’elettropesca. Gli operatori catturavano i pesci e li portavano al tavolo misure, dove mi vidi costretto a riconoscere, misurare e pesare più di cento pesci appartenenti a sei specie diverse.

Per me, come idrobiologo, quel fiume era ben popolato.

Eppure stiamo parlando del medesimo punto. Il me pescatore era demoralizzato dalla mancanza di pesci, il me gitante stanco era divertito dall’osservazione dei pesci, il me idrobiologo era soddisfatto per l’elevato numero di pesci, fra cui devo dire c’erano una quindicina di trote, neppure piccole.

Ecco il problema: la percezione delle risorse naturali è inevitabilmente influenzata dal metodo di osservazione. Quando i pescatori si arrabbiano dicendo che “non c’è pesce” è sbagliato prendersi gioco della loro frustrazione, loro i pesci non li hanno visti veramente! Allo stesso modo, i pescatori non dovrebbero accusare gli ittiologi di mentire quando sostengono che nel fiume i pesci ci siano.

Questo è un esempio legato alla mia attività di consulente scientifico per la gestione della fauna ittica, ma lo possiamo estendere tranquillamente a qualunque risorsa naturale: occhio non vede, non esiste, che ci sia oppure no.

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Una Risposta to “La percezione delle risorse”

  1. Elettropesca – introduzione | Osservazioni Says:

    […] Per fare questo è necessario individuare metodi standard di acquisizione dei dati, siano essi quantitativi o qualitativi. Molto spesso, nelle regioni meno scientificamente progredite del mondo e d’Europa, si tende a dare peso predominante alla percezione che hanno della fauna ittica i pescatori, siano essi professionisti o dilettanti (o sportivi e ricreativi). Di questo ho già parlato in un articolo su La percezione delle risorse. […]

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