Catastrofi col cielo blu

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I modelli meteorologici prevedono un cumulo di precipitazioni pari a 0 – 1mm sulle Alpi Carniche da oggi al 27 novembre.

Previsioni del cumulo di precipitazioni dal 11 al 27 novembre 2020 (www.wetterzentrale.de)

Traduco per i non addetti ai lavori: è in corso un grosso evento catastrofico dal punto di vista ecologico. A cui potrebbe seguire un evento catastrofico dal punto di vista idrologico, se il mare non si raffredderà rapidamente con le solite correnti nordorientali. Tutto dipende da come si piazzerà veramente il margine dell’alta pressione.
Vi spiego cosa mi preoccupa. I corsi d’acqua alpini e prealpini sono ecosistemi fortemente influenzati dalle precipitazioni.

Il loro regime è torrentizio e la portata, ovvero la quantità di acqua che scorre nel torrente, è determinata dall’apporto della pioggia. Niente pioggia, poca acqua. Questo comportamento è esasperato dall’artificializzazione degli alvei, dove l’uomo cerca di ridurre la resistenza allo scorrimento dell’acqua, nella speranza di avere livelli più bassi durante le piene. Questa gestione degli alvei è responsabile di due fenomeni negativi molto evidenti: durante i periodi privi di precipitazioni la portata dei corsi d’acqua diminuisce molto velocemente, durante quelli piovosi aumenta con estrema rapidità e l’acqua conserva molta energia piombando sul fondovalle con una gran capacità di prendere in carico materiale, ovvero erodere le sponde, superarle e danneggiare ciò che si trova nelle vicinanze.

Ma torniamo sugli aspetti ecologici, legati all’attuale fase di alta pressione prolungata. In questo momento i torrenti delle Alpi Carniche e Giulie stanno vivendo una sorta di magra estiva prolungata al periodo autunnale. Le portate, dunque la porzione di alveo occupata dall’acqua, sono decisamente più basse di quelle che si verificavano un tempo a novembre. Inoltre non piove, dunque non c’è acqua che ruscella dai versanti, nel momento in cui le piante “caducifoglie” stanno perdendo il fogliame. Questo significa che il detrito vegetale non viene preso in carico dall’acqua e portato nel torrente, ma rimane a formare una lettiera, importantissima dal punto di vista ecologico per il bosco, ma altrettanto importante per il torrente e i fiumi a valle.
Nei nostri corsi d’acqua montani la produzione primaria è fortemente limitata. Il flusso di energia solare viene intercettato per lo più da diatomee che formano patite sulla parte esposta del substrato e da poche macroalghe. Gran parte dell’energia e del carbonio entrano nell’ecosistema acquatico sotto forma di detrito organico, ovvero foglie morte, più o meno trasformate, rami e via dicendo. Questo apporto è garantito dal ruscellamento, che si verifica quando la pioggia cade sui versanti e scorre verso il fondovalle, trascinando con sé tutto ciò che può prendere in carico.
Quest’anno, per ora, il ruscellamento è stato molto scarso, se non nullo in alcune aree. Il che implica una carenza di apporti trofici per gli ecosistemi di acque correnti della zona montana. Ma questo si rifletterà, sul lungo periodo, anche sulle aree planiziali, perché i nostri corsi d’acqua più grandi, Isonzo, Natisone, Tagliamento, Meduna, sono legati a ciò che arriva dalla montagna. La loro capacità di catturare l’energia del sole è molto piccola anche in pianura, inoltre è legata alle piene, generate dalle precipitazioni, ovvero dalla possibilità dell’acqua di raggiungere la porzione di alveo definita “di piena ordinaria”, dove si trovano gli arbusti (per lo più Salix gr. eleagnos) e gli alberi (Salix alba, Populus nigra, Alnus incana) e dunque cumuli di foglie morte.
C’è un altro problema generato dalla magra prolungata: le difficoltà di migrazione di alcune specie di pesci. In questa stagione ha inizio la migrazione riproduttiva di due specie con comportamento totalmente opposto: Salmo marmoratus e Anguilla anguilla. La trota marmorata cerca di risalire i fiumi e i torrenti di grandi dimensioni per raggiungere zone che sono inadatte agli adulti, ma ideali per i giovani, in cui preferisce deporre le uova. L’anguilla per contro deve raggiungere il mare e iniziare il lungo viaggio verso il Mar dei Sargassi. Per la trota marmorata i bassi livelli idrici implicano difficoltà di spostamento, determinate da piccolo battente ed elevati dislivelli agli ostacoli. Per l’anguilla il problema si pone solo in termini di “segnale”, dato che è capace di scendere tranquillamente di notte in pochi centimetri di acqua. Ma le piene sono ciò che dà il via alla migrazione, senza piene i pesci si muovono con indecisione. Non sappiamo esattamente cosa accada fra il fiume e il mare, dato che in genere catturiamo alle foci individui che iniziano ad avere la morfologia dell’anguilla matura sessualmente, ma (almeno qui in FVG) non abbiamo ancora avuto modo di trovare quelli allo stadio finale di migratore. Non sappiamo se un’annata senza piene spinga le anguille a rimanere in acque interne e a rimandare la partenza. In ogni caso, sappiamo che quanto si sta verificando si discosta da un regime delle precipitazioni con cui i cicli biologici di moltissimi organismi acquatici sono ben coordinati.
Questo è il punto di vista di un idrobiologo. Data la stagione, l’agricoltura non percepisce la siccità e tutti sono ben contenti di avere il sole ogni giorno. Mi piace molto il bel tempo, ma sono preoccupato per il succedersi, sempre più frequente, di annate in cui si verificano le condizioni attuali, con gli effetti che ho descritto.
Sono convinto che questa sequenza di eventi si protrarrà nel tempo, dovremo abituarci e adattarci, non è detto che ci riescano tutti gli organismi che costituiscono gli ecosistemi acquatici attuali, quindi non sono sicuro che potremo godere della loro presenza e dei servizi a essi connessi in futuro.
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