Attraverso Instagram mi sono imbattuto in una serie di progetti interessanti, oggi vi voglio parlare di uno di questi: Project Hiu (vedi il profilo IG).

Chi mi conosce sa quanto sia critico (astioso) nei confronti dell’ambientalismo di protesta, quello dei “no”, che non va oltre gli slogan. In questo caso invece vi segnalo un caso di quello che amo definire ambientalismo attivo, ovvero fare qualcosa per cambiare veramente ciò che riteniamo sbagliato.
In molte aree degli oceani Indiano e Pacifico la pesca degli squali è un’attività che è cresciuta molto, grazie alla richiesta di pinne di pescecane da parte del mercato cinese. L’uso di queste pinne, un tempo più limitato, è cresciuto grazie a un maggiore potere d’acquisto della popolazione. Ma c’è un grosso problema ecologico.
I pesci da cui vengono prelevate le pinne sono predatori di vertice negli ecosistemi in cui vivono. Come è ovvio, per chi conosca i fondamenti dell’Ecologia, i predatori di vertice sono essenziali nella rete trofica di un ecosistema e sono regolatori delle popolazioni delle loro prede. Inoltre sono necessariamente pochi, considerato che la loro biomassa totale deve essere per forza inferiore a quella delle prede e la loro biomassa individuale maggiore (pesce grande mangia pesce piccolo). Dunque, pescare decine di migliaia di squali può portare alcune specie all’estinzione e alterare gli ecosistemi in modo molto pesante.
Una quota rilevante della pesca degli squali viene fatta da barche piuttosto piccole, con equipaggi che provengono da comunità rivierasche prive di buone fonti di reddito. Per la maggior parte di questi pescatori, l’unico modo per procurarsi denaro, dunque potere acquistare beni e servizi fuori da un sistema locale di scambio, è vendere pinne di pescecane ai mercanti cinesi. Molti di loro usano il denaro per consentire ai propri figli di accedere all’istruzione, grazie alla quale potranno trovare un impiego in attività diverse dalla pesca.
Si capisce dunque che questi pescatori siano molto motivati, ma si è scoperto che non hanno un reale interesse nella pesca degli squali, un’attività che non fa parte delle tradizioni della loro comunità, intrapresa solamente per potere accedere al denaro necessario a migliorare la qualità della vita delle loro famiglie.
L’idea di fondo del Project Hiu è semplice e geniale: non chiediamo ai pescatori di smettere di uccidere squali, ma diamo loro un modo alternativo per guadagnare denaro, senza pescare quei pesci. Non solo, possiamo dare loro l’opportunità di lavorare facendo meno sacrifici e correndo meno rischi.
Il progetto prevede di assoldare i pescatori per fornire servizi ai turisti interessati nella scoperta dell’ambiente marino, oltre alla possibilità di fare accedere i figli all’istruzione senza che i genitori debbano vendere pinne di pescecane.
Come ogni essere vivente, i pescatori scelgono attività in cui il rapporto fra fatica, rischio e guadagno sia più favorevole. È per questo motivo che preferiscono lavorare accompagnando turisti avventurosi in giornata, piuttosto che passare settimane in mare.
Come sapete, il turismo è un’attività ad alto rischio dal punto di vista finanziario. Stiamo vivendo un periodo molto difficile, in cui gli spostamenti sono limitati e pochi hanno il desiderio di visitare zone del pianeta dove è molto difficile accedere all’assistenza sanitaria. Per ottenere un apporto finanziario minimo, il progetto comprende la vendita di “gadget”, attraverso cui finanziare le attività, ovvero dare ai pescatori ciò che cercano, senza che uccidano squali.
È ovvio che un modello di questo tipo non può essere adottato in tutte le aree del mondo e per tutti i gruppi di animali, piante o ecosistemi, ma trovo che il caso sia molto interessante e debba indurci a fare delle riflessioni sulla gestione dei problemi con cui ci confrontiamo in Europa. Dire “no” è tanto facile, quanto inefficace. Dire invece “piuttosto facciamo così” è difficile, richiede conoscenze e capacità di progettazione, ma molto efficace.
Tag: biodiversity, Biologia Marina, Ecologia, Ecology, Estinzione, fisheries, fishing, life style, Mare, marine biology, market, Nature, ocean, pescecane, pinne di pescecane, predatore apicale, sea, shark, shark fins, squali, squalo, top predator
Rispondi