Fiumi che cambiano

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Qui sotto vedete due immagini a confronto, acquisite a maggio e settembre 2021 dalla missione Sentinel-2 con lo strumento MSI, vedete una porzione del fiume Tagliamento che include il ponte fra Dignano e Spilimbergo. La straordinaria differenza fra le due immagini è dovuta a numerosi fattori, che concorrono a dare un volto diverso al fiume in stagioni e condizioni idrologiche differenti.

Il tratto di Tagliamento presso il ponte “di Dignano”, confronto maggio – settembre 2021 (dati Copernicus Sentinel 2021 – ESA)

Alcune componenti determinanti del fenomeno che osserviamo sono artificiali (ad esempio, derivazioni e modifiche degli alvei) altre invece sono del tutto naturali (afflussi da pioggia e fusione della neve, dispersione nella coltre alluvionale). I determinanti umani hanno amplificato alcuni fenomeni naturali, ma non abbiamo la possibilità di confrontare un Tagliamento “originario” con uno “modificato”, perché gran parte dei dati di cui disponiamo sono stati acquisiti quando gran parte delle modifiche erano già state attuate. E’ vero che disponiamo di cartografia risalente all’inizio dell’800, quella austriaca, ma in quella, come nelle carte militari italiane successive, i vari filoni attivi del fiume vengono rappresentati in modo ideale e stilizzato. Non sappiamo se quella mappa rappresentasse un Tagliamento in morbida primaverile o uno in estate, quindi ai fini di un’analisi di dettaglio sul numero, connessione e ampiezza dei canali attivi, non possiamo disporre di dati abbastanza vecchi, se non quelli delle immagini aeree, che ci forniscono un’istantanea, come queste da satellite, relativa a un giorno e un’ora precise. In quel caso siamo in grado di cercare eventuali dati pluviometrici, informazioni sul manto nevoso, sulle temperature. Ma non saranno mai accurati quanto quelli di cui disponiamo oggi. L’unica soluzione praticabile al momento è di usare questi pochi dati “antichi” per verificare dei modelli matematici, elaborati a partire dall’osservazione di ciò che accade oggi, con gli attuali afflussi, con l’attuale trasporto solido in sospensione e di fondo, con l’attuale livello degli acquiferi, con l’attuale geometria degli alvei a monte e conseguenti tempi di corrivazione e dissipazione dell’energia.

Un modello difficilmente fornisce risultati identici a quelli che otterremmo con 10 o 20 anni di osservazioni dirette, ma nelle condizioni attuali non c’è alternativa. E tentare di costruire un buon modello di questo fiume, soprattutto in relazione a cosa accadrà con portate basse, è fondamentale per prevedere cosa succederà in diversi scenari di cambiamento climatico, a loro volta forniti da modelli predittivi. Lo so, sembra una scommessa, ma è una scommessa non alla cieca. Siamo capaci di provare a fare delle previsioni dignitosamente accurate, che devono sostituire il “buonsenso comune”, basato su opinioni astratte e portatore di guai infiniti.

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