Basalto, acqua e fiori

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Quattro passi fino alla cascata di Capo Nieddu (Cuglieri, Sardegna)

L’immaginario collettivo riguardo alla costa sarda è pieno di grandi spiagge di colore chiaro, intervallate a scogliere rossastre di granito o, più raramente, biancheggianti di calcari. Eppure questa immagine non è accurata, per chi conosca in modo più approfondito la Sardegna. Geologicamente l’isola è ricchissima, con una grande varietà di rocce affioranti. Sulla costa occidentale, che nella parte centrale dell’isola è poco frequentata dai turisti, osserviamo per molti chilometri colori scuri, piccole spiagge ciottolose, falesie a picco sul mare.

La cascata di Capo Nieddu, attiva nel mese di aprile 2022

Se lasciate le fantastiche e celebrate spiagge del Sinis e viaggiate verso Nord, attraverserete una zona di scogliere chiare, ma giungerete infine a falesie di colore bruno e dall’aspetto selvaggio, ai cui piedi non c’è spazio per le distese sabbiose. Questo è il paesaggio generato dai basalti e vi propongo di visitare in particolare la falesia da cui precipita, quasi direttamente in mare, un piccolo torrente nei pressi di Capo Nieddu (vedi mappa). Non a caso “nieddu” in sardo significa “nero”. E certamente il colore della falesia contrasta con quello che avrete visto passando nei pressi di S’Archittu.

Il percorso per raggiungere la cascata di Capo Nieddu

Il basalto è una roccia ignea, effusiva. In Sardegna ci sono molti affioramenti di basalti e li potete facilmente riconoscere perché hanno in genere un colore bruno scuro. Visti da vicino noterete che la roccia è piena di piccole cavità, residuo delle bolle di gas intrappolati nella lava. Le eruzioni che hanno portato in superficie quella lava non sono molto antiche, se valutate nell’ambito della lunghissima storia geologica della Sardegna. In effetti troverete quasi sempre il basalto a formare una copertura sopra le rocce più antiche, creando spesso quegli altopiani di cui ho parlato nell’articolo Giara. In questo caso ci troviamo nella parte occidentale del Montiferru e stiamo osservando i basalti dell’unità detta proprio di Capo Nieddu. Ho trovato la definizione dell’età di questa unità come plio-pleistocenica, ovvero più recente rispetto a 5,3 milioni di anni, il che potrà sembrarvi un’età veneranda, ma sono rocce decisamente giovani se considerate che in Sardegna ci sono affioramenti di rocce cambriane e il Cambriano è finito circa 485 milioni di anni fa.

Estensione dell’unità di Capo Nieddu, elaborazione da dati Regione Autonoma Sardegna (vedi qui)

L’acqua in Sardegna è un bene prezioso, dato che le precipitazioni si verificano nella stagione invernale, mentre durante quella calda sono pressoché assenti. La presenza del basalto contribuisce spesso a garantire la presenza di scorrimento superficiale e il ristagno dell’acqua. In questo caso vediamo un piccolo torrente, che drena parte del versante occidentale del massiccio del Montiferru, nel punto in cui raggiunge la costa.

Anacamptis papilionacea

La breve passeggiata che conduce alla cascata di Capo Nieddu lambisce prati e si inoltra nella macchia bassa, con una composizione floristica interessantissima. Sinceramente della flora sarda so ancora molto poco, dato che la mia formazione è avvenuta in area alpina, per cui sono sempre affascinato dalla miriade di specie per me sconosciute che osservo. La primavera è certamente la stagione migliore per apprezzare la biodiversità floristica della Sardegna, ricordando sempre che “primavera” qui non è quella astronomica. La temperatura mite dell’inverno e la disponibilità di acqua determinano una fioritura che appare precoce a chi proviene da una zona temperata fresca.

Moraea sisyrinchium
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