Un punto di vista multidisciplinare
Recentemente un geologo ha fatto notare, sulla stampa locale, che la siccità spinta del 2022 è un’eccellente occasione per preparci ad affrontare le piogge e le piene che arriveranno presto o tardi. Si è parlato molto di pulizia degli alvei, argomento che ricorre spesso e viene interpretato in genere in modo errato perché parziale. Vediamo un po’.

Innanzitutto una questione semantica: gli alvei non sono sporchi a causa della presenza di rami e tronchi, ma per quella di tonnellate di rifiuti smaltiti in modo illecito, più o meno volontariamente. Tuttavia, la presenza di materiale legnoso di grandi dimensioni costituisce una fonte di rischio dato che, per estendere l’uso del territorio, noi umani abbiamo spesso ristretto gli alvei, riducendo la sezione di flusso in particolare in corrispondenza degli attraversamenti.
Molti ponti non sono costruiti con un’unica campata, ma hanno uno o più piloni in alveo. Questi piloni, e in parte le spalle, catturano i grandi detriti legnosi con una certa efficienza. All’inizio di una piena un pilone con la base fatta bene non trattiene i tronchi, ma più ne passano e più è probabile che uno venga bloccato. A questo punto si forma una sorta trappola per altri tronchi e rami, che formano un intrico molto efficiente nel catturare e trattenere altro materiale, anche di piccole dimensioni.
Se il cumulo cresce molto si verificano una serie di effetti spiacevoli. Innanzitutto la sezione di flusso diminuisce, l’acqua non può accelerare perché il groviglio di tronchi, rami, rifiuti è molto efficiente nell’aumentare la scabrezza, quindi l’altezza del battente deve aumentare per forza. A questo punto potrebbe essere raggiunta un’altezza superiore a quella per cui è progettato il ponte e l’acqua potrebbe raggiungere il piano stradale.
Prima che l’allargamento avvenga però si presenta un altro grosso e pericoloso problema: l’acqua “spinge” con grande forza sul fianco di monte del ponte. Queste strutture sono fatte per avere grandi spinte verticali e assiali, ma non sono concepite per reggere una grande spinta laterale. Non sono dighe! Questo a volte può compromettere la stabilità di un ponte e non è saggio transitarvi quando l’acqua sta spingendo troppo.
Osserverete che il ponte deve essere costruito per reggere le piene, anche quelle straordinarie. In base alle norme tecniche lo è, ma nella progettazione non si può tenere conto di eventi come la creazione di un grande accumulo di legname, o meglio, i ponti sono sovradimensionati in modo da tollerare condizioni peggiori rispetto a quelle minime in caso di piena con un tempo di ritorno bicentenario, ma nessuno è in grado di prevedere quanto grande sarà la cattura di tronchi e detriti vari.
Quindi, lasciare lì i grandi cumuli di legname che ci sono oggi incastrati presso i ponti è semplicemente un ottimo modo per aumentare il rischio durante la prossima piena!
Molti dicono: pulite tutto l’alveo di tutti i fiumi. Innanzitutto sappiate che nel solo Friuli Venezia Giulia ci sono circa 12.000 km di alvei, dal piccolo ruscello montano al grande fiume di pianura. Quindi non è immaginabile rimuovere il materiale legnoso di grandi dimensioni lungo l’intero reticolo idrografico.
Almeno lungo le aste principali! Non ha senso. Se l’intervento presso le opere trasversali è necessario e utile, anzi doveroso, lavorare lungo un’intera asta principale e trascurare gli affluenti non ha senso, per alcuni ottimi motivi.
Innanzitutto, le strade e gran parte degli edifici si trovano ai lati del grande corso d’acqua, dove scendono gli affluenti piccoli e grandi. Gli attraversamenti dei torrentelli di versante a volte sono semplici tombotti dove un tronco messo di traverso può creare una diga nell’arco di minuti! A quel punto l’acqua, che in genere è veloce, può erodere facilmente ciò che sta attorno e tagliare la strada, o sormontarla e invadere gli edifici attorno, creando molti danni e mettendo a rischio la vita di chi vive, lavora o passa da quelle parti.
Pulire gli affluenti? Eh no, non funziona. Quando arrivano le precipitazioni intense che creano le piene pericolose, l’acqua raccoglie moltissimo “materiale” dai versanti. Spesso si attivano processi formativi della morfologia che implicano erosione laterale, abbattendo lunghi tratti di sponde con tutto ciò che ci sta sopra.
Abbattere preventivamente tutta la vegetazione arborea lungo le rive di ogni corso d’acqua, perenne o temporaneo? Ripeto, circa 12.000 km, ovvero circa 24.000 km di sponde. Un lavoro di taglio raso non è fattibile, non è sostenibile economicamente, aumenterebbe il rischio di erosione più estesa e sposteremmo solo il problema di qualche metro. Inoltre sarebbe un obbrobrio paesaggistico ed ecologico.
Quindi che facciamo? Lasciamo tutto com’è e riusciamo la vita a ogni perturbazione seria? No!
Nella prossima puntata vi racconto cosa ho pensato di fare, dopo avere imparato osservando in tanti anni lungo fiumi e torrenti.
Tag: Alveo, calamità naturali, detriti legnosi, Dissesto idrogeologico, Fiume, pericolo, pulizia degli alvei, rischio alluvioni
agosto 18, 2022 alle 7:41 am |
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