Questo piccolo fiume alimentato da sorgenti (fiume di risorgiva) è un hotspot di biodiversità circondato da edifici, giardini, strade asfaltate.
Possiamo vedere qui come il taglio di alberi e cespugli abbia prodotto due effetti. Innanzitutto la predominanza dei rovi (Rubus sp.) lungo le sponde dei fiumi, che le rendono inaccessibili all’uomo, pur fornendo riparo a numerose specie di animali. Il secondo effetto è la dominanza delle macrofite acquatiche come copertura del fondo del fiume.
Se, da un certo punto di vista, possiamo essere contenti di questi due effetti, dall’altro perdiamo sicuramente almeno tre habitat, che dovrebbero coesistere in questo tipo di piccoli fiumi di pianura: la siepe di Salix cinerea all’interfaccia tra acqua e terreno umido, il boschetto di Alnus glutinosa intercalato al precedente oppure a pochi metri dall’acqua ma ancora in terreno umido, il fondo ghiaioso e senza copertura del fiume.
Quindi, mentre possiamo dire che il piccolo fiume permette di conservare un po’ di biodiversità, la gestione umana delle sponde ne riduce il potenziale.
È probabile che pochissime persone legano questa immagine come me, il che spiega il successo di un modello di gestione che è diffuso e consolidato. Ovviamente teniamo presente che i rovi non sono proprio ciò che gli esseri umani vogliono! Tuttavia, quando tagli e lasci che la vegetazione si evolva da sola, queste piante prevarranno sulle altre specie per molto tempo.