Posts Tagged ‘Acqua’

Turismo alpino senza sci

gennaio 12, 2023

Iniziamo a pensarci sul serio

Sono certo che qualcuno stia gongolando mentre guarda l’immagine che posto, prelevata dal portale dell’Osservatorio Meteorologico Regionale dell’ARPA FVG. È la parte terminale (di valle) delle piste presso Forni di Sopra (UD), una delle località turistiche regionali attrezzate per lo sci alpino. Oggi è il 12 gennaio e quello che vedete non ha paragone con quanto eravamo abituati a osservare negli anni della mia infanzia e adolescenza. Per capirci, parlo di ricordi 1976 – 1990.

Io non gongolo affatto. Questa immagine mi rattrista molto.

È pur vero che questa immagine rappresenta una conferma di tesi che sostengo anche io da anni, ovvero che le condizioni per praticare lo sci alpino al di sotto dei 1500 m di quota diventeranno sempre più rare in futuro. Questa tesi l’ho sentita formulare a meteorologi, climatologi e nivologi circa 20 anni fa, a conclusione di un’analisi di dati e tenendo conto dei risultati più ottimisti dei modelli climatici disponibili. Non erano previsioni di estemporanei “esperti” da bar o di bastiancontrari di professione, ma di studiosi e tecnici preparati. Mi convinsero e iniziai da allora a pensare, per quanto attiene alla mia professione di consulente ambientale, come elaborare una strategia di gestione degli ambienti di acque interne continentali in Friuli Venezia Giulia.

Altrettanto avrebbero dovuto fare altri soggetti, pensando sia ai corpi idrici che all’agricoltura, alla produzione di energia, al turismo. Sono certo, per esperienza diretta, che molti hanno ragionato a lungo su queste previsioni. Ma coloro che lo hanno fatto e ne hanno parlato sono per lo più ai “livelli bassi” nella gerarchia tecnica, amministrativa e politica. Ai “piani alti” si è continuato a operare come niente stesse accadendo, come se le siccità estive fossero un fenomeno raro, gli inverni senza neve a bassa quota un’eccezione e via dicendo.

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Gestire i detriti legnosi

agosto 18, 2022

Riprendo il tema della pulizia degli alvei.

La mia proposta è pianificare ed eseguire interventi mirati che riducano i rischi, ben sapendo che non possono essere annullati, senza perdere tutti quei servizi e potenzialità che un corso d’acqua ci mette a disposizione quando ha caratteristiche prossime a quelle naturali.

Detriti legnosi nell’alveo di un torrente alpino di fondovalle

1. rimozione costante di tutti gli accumuli di materiale legnoso in corrispondenza di ponti e opere trasversali capaci di ritenzione. Non può essere un’eccezione, né si può fare ogni quattro – cinque o più anni a seconda della comparsa di finanziamenti una tantum. Questa opera deve essere costante, vanno trovate le risorse finanziarie, personale e mezzi per presidiare ogni opera!

2. riduzione della dimensione dei detriti legnosi negli alvei su lunghi tratti. Se un tronco del diametro di un metro alla base, con parte delle radici e una lunghezza oltre i 5 metri crea quasi certamente un problema, non lo fanno segmenti di 1 – 2 metri. La presenza di questo materiale in alveo non avviene con ingresso continuo: i grandi elementi legnosi entrano durante le piene maggiori e vengono poi trasportati anche da eventi più piccoli. Le piene che portano tronchi in alveo sono poche, una all’anno o anche meno. Fra una e l’altra c’è tempo per agire e fare a pezzi i tronchi. Per lasciarli lì dove sono! Il valore di quel legname è basso, il costo del suo trasporto fuori alveo non lo è. Se asportare integralmente gli accumuli ai ponti ha un costo sostenibile, anche considerando l’elevato rischio che determinano, non lo ha farlo con migliaia di tronchi distribuiti su centinaia di chilometri. Inoltre, se fossimo particolarmente efficienti nell’asportare legno dai fiumi, ridurremmo in modo notevole l’afflusso di materia organica nell’alto Adriatico, la cui capacità produttiva è in buona parte dovuta agli apporti terrigeni. In pratica, toglieremmo “concime” al mare e creeremmo un danno ecologico ed economico mostruoso per l’industria della pesca marittima, grazie alla quale vivono molte famiglie.

3. prevenire in modo mirato la produzione di grandi detriti legnosi. Da molti anni osservo che la presenza di grandi piante nei pressi delle rive dei piccoli torrenti montani rappresenta un fattore determinante per l’ingresso di detriti legnosi di grandi dimensioni nell’alveo dei grandi torrenti di fondovalle e dei fiumi. Dato che conosco molto bene le conseguenze negative di un taglio raso della vegetazione arborea e arbustiva nelle fasce perifluviali, e lo sono da molti punti di vista, sostengo la necessità di un taglio selettivo, entro una fascia che deve essere individuata localmente, delle piante abbastanza grandi da creare aperture in caso di crollo e trasformarsi in grandi detriti legnosi. Tagliare le piante piccole e gli arbusti non solo non dà vantaggi, ma costa e rischia di favorire processi di erosione, per limitare i quali bisogna spendere ancora di più per costruire difese spondali, la cui durata è quasi sempre breve. Molti operatori obiettano che un taglio selettivo è oneroso perché impedisce di entrare con le macchine. In realtà una gestione di questo tipo porterebbe a un risparmio sul lungo periodo e creerebbe molti posti di lavoro in zone svantaggiate come quelle montane.

Come vedete, non fare nulla sarebbe rischioso, ma fare interventi una tantum giusto per soddisfare l’opinione pubblica non servirebbe a null’altro. C’è la possibilità di intervenire, di farlo in modo costante, razionale e sicuro, senza generare costi su altri comparti. Se ci tenete alla sicurezza e ai nostri fiumi, vi consiglio di chiedere a chi vi rappresenta di andare in questa direzione. Non è difficile, basta rimboccarsi le maniche dopo avere pensato.

Invasi

luglio 27, 2022

Immagazzinare acqua per affrontare le future siccità?

La soluzione sembra semplice e geniale. In fondo è qualcosa di storico. Anni fa visitai il sito archeologico di al-Bitrā, che il 99,9% di noi chiama Petra, la famosissima città “nella pietra” in Giordania. A parte il fatto che la città non è per nulla nella pietra, quello che attirò molto la mia attenzione fu la presenza di alcune dighe, costruite con massi ciclopici, nelle gole laterali affluenti della gola che oggi chiamiamo Sîq. Quelle dighe avevano la funzione di trattenere l’acqua delle precipitazioni invernali e della primavera precoce, in modo da disporre di acqua durante la torrida estate successiva. La città era servita da due acquedotti paralleli, che percorrono il Sîq lungo le pareti, alimentati in parte da sorgenti poste a monte dell’area urbana, in parte da collegamenti con questi invasi. La soluzione quindi è consolidata, se consideriamo che i Nabatei costruirono quelle opere circa venti secoli fa.

Ma la situazione era totalmente differente rispetto a quella del versante meridionale delle Alpi e i Nabatei sapevano molte cose meno di noi, in merito a come funziona il mondo fisico.

Si parla con molta facilità di soluzioni apparentemente semplici come: costruiamo dighe! Accumuliamo l’acqua! A parte lo sforzo economico necessario per dare attuazione a idee di questo tipo, c’è da considerare che vanno fatte valutazioni molto serie su alcuni aspetti. Innanzitutto, quanta acqua viene fornita dalle precipitazioni, con che distribuzione stagionale e con che durata e intensità degli eventi. Non sono aspetti secondari, se non per l’inesperto. Ma non possiamo permetterci di fare pianificare e progettare degli inesperti.

La seconda cosa da considerare è: a cosa ci serve l’acqua?

Anche per questa domanda sembra ci siano risposte semplici, ma non è così. L’acqua ci serve per bere, lavarci, lavare i nostri beni, irrigare i campi. Va bene, questi sono alcuni degli usi dell’acqua. Ma l’acqua viene usata anche per la produzione di energia elettrica. Beh certo, le dighe si fanno anche per quello, ovvio! Si, ma l’acqua si usa anche come recettore degli scarichi dei nostri sistemi di raccolta (e trattamento) dei reflui urbani. Quando tiri lo sciacquone, quell’acqua è arrivata fino a casa tua attraverso in acquedotto, se ne va attraverso una fogna, arricchita delle tua urina e delle tue feci. L’acqua però ci serve anche a scopo ricreativo. Ad esempio, a me piace tenermi in forma nuotando. Dato che vivo in una città della pianura, devo andare in piscina. L’acqua contenuta nella piscina arriva attraverso un acquedotto, non è piovana; dopo un po’ viene sostituita, perché a tutti noi piace nuotare nell’acqua pulita, non è vero? Non c’è solo la piscina. Ieri mi sono divertito a giocare un po’ con il kayak su un fiume. L’acqua serve decisamente per fare una cosa del genere, se non c’è ti diverti assai poco a stare seduto dentro un kayak appoggiato sulla ghiaia. Svariate migliaia di persone nella mia regione si dilettano nella pesca in acqua dolce. Beh, per pescare serve l’acqua, perché è l’ambiente in cui vivono i pesci. Senza acqua non ci sono pesci e non c’è pesca. A parte questo, l’acqua ha anche una funzione paesaggistica, perché ci piace guardarla. Non per nulla nelle città ci sono le fontane monumentali, il cui scopo non è dissetare i piccioni, ma gratificare noi umani con la vista dell’acqua che zampilla. Questo perché l’acqua è essenziale per la nostra vita, vederla limpida e abbondante dice alla nostra mente “non morirai di sete”. Fate caso a quanti poi postano sui social foto di laghi, fiumi, cascate. Quanti postano foto di alvei asciutti?

So che il partito del cemento è quello più rappresentato in Parlamento e il più forte all’interno di ogni Governo della Repubblica, come fu nei governi del regno. Abbiamo testimonianze della forza del partito del caementum anche ai tempi del dominio dell’antica Roma. E so che gran parte di noi crede che valutare prima di agire sia una perdita di tempo, una grandissima stupidaggine da fanatici ambientalisti. Non c’è tempo da perdere, bisogna costruire subito!

Sarebbe una enorme stupidaggine!

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Annaspare

luglio 15, 2022

In questi giorni chi governa le regioni del versante meridionale delle Alpi sta affrontando un momento molto difficile, a causa della siccità, rinominata “crisi idrica”, perché se non dici crisi nessuno ti dà retta. Si stanno sentendo mille campane; a parte i soliti esperti da social media, sulla cui incompetenza possiamo sempre contare, ci sono coloro che esercitano il diritto di essere portatori di interesse. E la situazione non è allegra per nessuno di loro.

Corso d’acqua di risorgiva della Bassa pianura friulana con una portata molto ridotta rispetto alle estesi precedenti

In questo momento, non siamo preparati per affrontare una siccità così. Non lo siamo per le caratteristiche del nostro sistema produttivo agricolo e industriale, per quali fonti di acqua superficiali e sotterranee usiamo, per come preleviamo, trasportiamo, usiamo l’acqua, per come raccogliamo e trattiamo i reflui. In questo momento il nostro sistema è fatto in modo da funzionare con più acqua e delle inefficienze ci siamo interessati poco, spesso credendo fosse solo una questione “ambientale” negoziabile perché di poco conto.

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Crisi idrica?

giugno 21, 2022

Non è un’emergenza ma una nuova normalità

Si sta gridando da giorni all’emergenza “crisi idrica”, ovvero siccità, ma se non scrivi la parola crisi nessuno ti dà retta. Ci fai due like dagli amici, ma forse non te lo mette nemmeno il tuo cane (cit.).

Detto in termini più tecnici, stiamo vivendo un’annata idrologica con afflussi inferiori alla media degli ultimi decenni nel periodo fra l’autunno 2021 e la primavera 2022. A pesare molto, qui ai piedi delle Alpi (versante meridionale), è la scarsità di neve cumulata nello scorso inverno.

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