Dotôr, c’al cjali ce biele aghe! Parcé pò no son trutis? (Dottore, guardi che bell’acqua! Perché mai non ci sono trote?)
Questa è una domanda che mi sono sentito rivolgere alcune centinaia di volte, all’anno, durante la mia carriera di idrobiologo. Anche ammesso che il concetto di acqua bella sia coincidente per l’umano e la trota, non è detto che questo basti. In effetti sono solito rispondere con una battuta ormai vecchia “Ancje te vascje di bagno di me mari e je biele aghe, ma no podin vivi trutis culì pò!” (Anche nella vasca da bagno di mia madre c’è della bell’acqua, ma non possono certo vivere delle trote lì). In effetti perché un animale viva in un certo luogo è necessario che trovi habitat fisico adatto, condizioni ambientali adeguate (temperatura ad esempio), cibo, habitat adatto alla riproduzione e alla crescita dei piccoli, o per lo meno che ci sia un collegamento percorribile fra quel tipo di habitat e quello dove vivono gli adulti.
Un esempio di acqua “bella”, per l’occhio umano
Abbiamo visto l’esempio degli uccelli migratori. Se, per assurdo, in un anno per tutto il mese di febbraio scomparissero tutti gli insetti volanti in Africa, durante l’inverno morirebbero tutte le rondini e conseguentemente, pur in presenza di condizioni eccellenti per la loro riproduzione in Friuli, non avremmo più rondini. Avremmo habitat, ma non la specie.
Si fa presto a dire “torrente montano”, in realtà in questa categoria, mai ben definita, si possono annoverare ambienti molto diversi fra loro, anche se talvolta sono contigui geograficamente e posti in perfetta continuità. Potete vedere qui un’immagine composta che rappresenta due corsi d’acqua montani, definibili come torrenti, anche se quello più piccolo viene spesso indicato con nome di “ruscello” o “rio”.
Ciò che li differenzia non è solo la portata, ma anche la pendenza, che determina la composizione sedimentologica del letto, la quale a sua volta è uno dei fattori abiotici più importanti dell’ecosistema, dato che definisce le caratteristiche morfologiche su piccola scala, quelle che sono proprie dei così detti microhabitat dagli ecologi. Habitat perché sono “luogo abitato da organismi viventi”.
Due esempi di ambiente torrentizio nelle Prealpi Carniche (Friuli)(more…)
Molte specie di pesci, fra cui alcune di rilevante interesse commerciale, si spostano di molti chilometri nel corso della propria vita per svolgere attività differenti in ambienti diversi fra loro. Credo che tutti abbiano in mente la famosa migrazione dei salmoni (qui l’articolo di Wikipedia che riguarda il salmone atlantico), che risalgono dall’oceano lungo i fiumi per raggiungere piccoli corsi d’acqua montani dove depongono le uova. Ovviamente i loro giovani devono compiere il percorso inverso, raggiungere il mare, alimentarsi fino a crescere e diventare adulti, quindi tornare a risalire il fiume per deporre le uova.
Una briglia che costituisce un ostacolo insormontabile per la migrazione dei pesci.
Questo meccanismo era ben noto fin dalla notte dei tempi, tant’è che l’uomo, analogamente agli orsi che vediamo in certi documentari, si appostava in passaggi obbligati lungo la via di migrazione, per intercettare i grossi salmoni diretti verso le zone di riproduzione. Un tipo di pesca che, per quanto ridimensionato dall’allevamento intensivo di varie specie di salmone, continua a essere esercitato in molte aree del mondo, dando reddito a diverse migliaia di famiglie.
Capirete che se lungo il percorso del salmone piazziamo un ostacolo insuperabile, questo non potrà raggiungere il luogo in cui si riproduce e dunque morirà senza figli, ovvero senza generare quella prole che non solo serve a perpetrare l’esistenza della popolazione, ma anche a sostenere l’attività di pesca da parte dell’uomo. Di questo furono consci diversi governi (more…)