Si sta gridando da giorni all’emergenza “crisi idrica”, ovvero siccità, ma se non scrivi la parola crisi nessuno ti dà retta. Ci fai due like dagli amici, ma forse non te lo mette nemmeno il tuo cane (cit.).
Detto in termini più tecnici, stiamo vivendo un’annata idrologica con afflussi inferiori alla media degli ultimi decenni nel periodo fra l’autunno 2021 e la primavera 2022. A pesare molto, qui ai piedi delle Alpi (versante meridionale), è la scarsità di neve cumulata nello scorso inverno.
Una carrellata di immagini acquisite durante la campagna di campionamento dei macroinvertebrati bentonici nelle acque montane del Friuli Venezia Giulia. Tutta l’attività è stata svolta nell’ambito del monitoraggio degli effetti di derivazioni di acque a uso idroelettrico (le famose “centraline”).
Malati CoViD ricoverati in FVG a confronto i dati dal 1 settembre al 16 ottobre degli anni 2020 e 2021 (dati Min. Salute)
Ho scaricato i dati dal sito web a cui si accede pubblicamente da questo link. E’ molto interessante. Nel 2021 fino a due giorni fa ci sono stati più ricoverati che nel 2020, ma l’andamento è esattamente l’opposto. Mentre nel 2020 stava partendo l’ondata che ci avrebbe portati a 703 ricoverati il 10 gennaio del 2021, questo autunno sta partendo in discesa e, se tutto continuerà come ora, il numero di ricoverati scenderà ancora. Questo è esattamente lo scenario che ci permette di dire “continuiamo così”, ovvero non renderà necessarie restrizioni come quelle delle famose Zone. In questo momento il FVG è “Zona Bianca” e i ricoverati stanno diminuendo.
Perché siamo partiti da valori più alti? Probabilmente ci sono di mezzo molti fattori diversi. Innanzitutto quando nel 2020 è iniziato tutto i numeri non erano spaventosi. Per essere chiari, nel marzo 2020 siamo partiti con 0 ricoverati e saliti fino a 236, mentre nel marzo 2021 siamo già partiti da 373 ricoverati e saliti fino a 680. Questo significa che col passare del tempo il virus è sempre più diffuso. Nel 2021 però siamo stati un po’ meno attenti. Meno restrizioni durante l’estate, molta meno paura, siamo andati nei locali a bere e mangiare senza indossare la mascherina al tavolo.
D’altro canto, nel 2021 sta aumentando rapidamente il numero dei vaccinati, ovvero di coloro che pur infetti hanno una probabilità molto bassa di essere ricoverati (o peggio). In sostanza, sebbene la temperatura cali, i virus a diffusione aerea si diano da fare (raffreddore e influenza sono provocati da virus che si diffondono come quello della CoViD) la vaccinazione di massa sta funzionando nel tenere basso il numero di ricoverati.
Questo, per quanto mi riguarda, è l’obiettivo da raggiungere. Che circoli pure il virus, l’importante è che gli ospedali siano sottoposti a un carico basso. Perché il personale che lavora coi casi CoViD non può lavorare con gli altri e il numero di malati per altre malattie non diminuisce certo. Ci servono posti liberi per infarti, ictus, incidenti vari, cancro, operazioni di ogni genere. Più ricoverati CoViD ci sono e più è probabile che i malati con altre patologie non possano essere curati.
È in fondo ciò che percepiamo meglio. Quando parliamo di clima, in generale, tendiamo a fare confusione col concetto di “condizioni meteorologiche” e dunque fatichiamo a fare osservazioni nella corretta scala spaziale e temporale.
Innanzitutto dobbiamo capire che il “clima” è una complessa sequenza di eventi a cui diamo nomi precisi, tanta è la loro importanza. Pioggia, tempo asciutto, freddo, caldo. Nessuno di questi nomi designa un clima, ma un evento, o meglio una categoria di eventi.
In Friuli piove molto, in termini quantitativi, rispetto a molte altre zone dell’Europa meridionale. Tuttavia le precipitazioni totali che cadono in un anno sulla pianura attorno a Udine sono quasi le stesse di altre zone del mondo, ma la loro distribuzione nel tempo è diversa. Si parla spesso di “regime” delle precipitazioni e questa distribuzione nel tempo delle piogge influenza moltissimo una serie di altri fenomeni naturali. Ad esempio la fioritura delle piante o la migrazione di certi animali.
Precipitazioni annue medie globali e dati mensili di tre punti con media annua simile. Clicca sull’immagine per una versione ingrandita. (elaborazione di dati 1970 – 2000 da www.worldclim.org)
A volte mi confronto con persone, prive di formazione scientifica, che usano il concetto di media con una disinvoltura disarmante. Ad esempio (more…)
Non tutti gli ambienti acquatici sono popolati da pesci, né possono esserlo.
Questa affermazione può sembrare banale, ma fino a qualche tempo fa sarebbe sembrata rivoluzionaria. Quando mi laureai in Scienze Biologiche (1997) ci trovavamo in una fase di transizione fra due modelli culturali, in relazione alla gestione della fauna ittica delle acque interne continentali.
Per oltre un secolo l’uomo aveva messo in atto sforzi immensi per incrementare la consistenza delle popolazioni ittiche e la loro diffusione nel territorio. Mentre stavo terminando il mio corso di studi, abbiamo iniziato a renderci conto che questi sforzi non solo erano frustrati, a fronte di una generalizzata diminuzione della numerosità delle popolazioni ittiche in molti ambienti a Sud delle Alpi, ma erano anche discutibili su un piano etico, dato che si stava alterando in modo significativo la distribuzione naturale di moltissime specie di pesci (e non solo) per scopi tutto sommato velleitari, generando un enorme e inutile rischio per la conservazione delle stesse specie che ci interessavano.
Stavano finendo i tempi in cui gli enti gestori e i concessionari di molte regioni italiane organizzavano addirittura immissioni di pesci in ambiente montano trasportandoli anche con l’uso di un elicottero.
Un piccolo torrente alpino, in Friuli definito spesso col termine “rio”.
Esaminando la distribuzione della fauna ittica del Friuli Venezia Giulia alla fine del XX secolo ci accorgeremmo che una specie era talmente diffusa da risultare la più frequente: Salmo trutta. Si tratta ovviamente di una specie introdotta, quella che fu oggetto di tanti sforzi nel passato. La trovavamo dovunque e solo recentemente la sua frequenza negli ambienti di pianura è scemata, grazie all’interruzione della sua immissione (more…)