Posts Tagged ‘Orso’

Gli umani e gli orsi sono parte degli ecosistemi

aprile 20, 2023

Ho letto le dichiarazioni di Carlo Papi, padre di Andrea, ucciso dall’orsa Jj4 in Trentino mentre correva nei boschi.

Ciò che ha detto Papi, pur in un momento di dolore che fatico persino ad immaginare (perdere un figlio!), è molto vero, misurato e intelligente. Riporto dall’articolo pubblicato su Open Online:

Perché secondo lui la morte di Andrea «si poteva evitare. Le istituzioni non hanno fatto niente per spiegare alla gente come comportarsi con un numero così alto di orsi: cosa fare per prevenire incontri, quali zone non frequentare, come reagire a un attacco. Hanno lasciato tutti ignoranti e tranquilli, senza nemmeno installare i cassonetti anti-orso in tutti i paesi a rischio».

Qui c’è ciò che dovremmo incorniciare e diffondere fra tutti i cittadini. Non esiste uno steccato che separa l’ambito umano da quello della “natura”. I boschi non sono uno zoo, i paesi e le città non sono isole. Gli umani fanno parte degli ecosistemi esattamente come gli orsi, gli scoiattoli, i coleotteri. Solo che gli umani sono molto bravi a modificare gli ecosistemi in brevissimo tempo. Non che gli altri organismi siano incapaci di farlo, ma gli umani sono veloci e possono decidere. Possono decidere! È il famoso intelletto di cui ci vantiamo tanto.

Quando ero giovane e studiavo biologia all’Università, una parte dei miei insegnanti era di quella che definisco oggi la “vecchia scuola”, con in mente una netta divisione fra ambito umano e ambito naturale ed un approccio riduzionistico all’ecologia. Altri invece avevano un approccio olistico. Badate bene, in Ecologia il termine olistico non ha significato coincidente con quello della stessa parola usata in ambiti non scientifici (più o meno a sproposito). Significa che non si considera un elemento del sistema alla volta, ma si riconosce che ciascuno di essi interagisce con gli altri influenzandone il funzionamento e l’esistenza stessa.

Dunque, per me e per molti altri ecologi, gli umani sono parte del sistema e bisogna tenerne conto. Quindi non basta sapere di avere nel complesso una certa superficie di habitat classificati idonei all’orso, ma anche sapere quale sia la dimensione delle singole particelle di habitat disponibile, quanto siano distanti le une dalle altre, come siano connesse, con quali altri particelle confinino, come e quanto gli umani usino quelle aree, quali altre specie o caratteristiche morfologiche e geologiche abbia l’area da grande a piccola scala.

Voi mi direte che sicuramente chi ha elaborato il piano per la reintroduzione degli orsi in Trentino ha tenuto conto di tutte queste cose. Non l’ho letto, ma suppongo che sia così.

Cito dal sito web del progetto LIFE Ursus: I risultati sono incoraggianti: circa 1700 km2 risultano essere idonei alla presenza dell’orso e più del 70% degli abitanti si sono detti a favore del rilascio di orsi nell’area.

Il punto però sta in quello che dice Carlo Papi: bisogna preparare gli umani al cambiamento!

Innanzitutto si informano gli umani, in modo chiaro. Nel caso della reintroduzione dell’orso bisogna mettere sul tavolo chiaramente quali sono le possibili interazioni fra quella specie e la nostra. È fondamentale. Alcuni miei colleghi, impegnati nella conservazione della biodiversità, credono che questo non sia importante, perché abbiamo una sacra missione: tutelare o ripristinare la biodiversità. La sacra missione prevede, in questo approccio, di fregarsene di cosa pensino i brutti, ignoranti e pidocchiosi umani. L’approccio è totalmente sbagliato, lo dirò a sfinimento. Noi scienziati non siamo divinità, siamo quelli che hanno il compito di comprendere il funzionamento dell’Universo e spiegarlo a tutti gli altri. Spiegarlo a tutti gli altri.

Prima di reintrodurre qualunque specie ci sono una serie di passaggi necessari, ciascuno di essi deve essere propedeutico al successivo, con un meccanismo di controllo: se non si supera un passaggio, non si va avanti. È naturale e logico. Dunque si parte valutando se le caratteristiche morfologiche, geografiche, ecologiche di un certo territorio siano adeguate per pensare a una reintroduzione, quindi si valutano i motivi della scomparsa di una specie e ci si chiede: le cause sono state rimosse? Se si, si procede, se no bisogna operare innanzitutto per rimuovere le cause della scomparsa. Esiste un modo per rimuovere le cause della scomparsa? Se si, si prosegue nella progettazione, se no ci si ferma. È economicamente e socialmente fattibile la rimozione delle cause di scomparsa della specie? Se si, si progetta tenendone conto, se no ci si ferma. Questa è la Via.

Uno di questi passaggi è fare accettare in modo consapevole la specie agli umani. Perché le azioni che non siano comprese, accettate e sostenute dalla comunità che vive in una certa area, o da coloro che la frequentano temporaneamente, non possono avere successo. Il trucchetto di non spiegare per bene le cose, per paura che “la gente” si opponga o si metta di traverso, è controproducente. È necessario avere l’appoggio della gente. Il fatto che questa gente non abbia tutte le conoscenze necessarie non è ostativo, è compito nostro fornirle in modo semplice e chiaro. Io non so nulla di cardiochirurgia, ma se mi spiegassero che ho la valvola mitralica fatta male e l’unico modo per salvarmi la vita è operare e sostituirla, pur continuando a non capire nulla di cardiochirurgia, sarei ben felice di dare il mio consenso all’operazione. Non so nemmeno nulla di ingegneria civile, ma se mi dicono che bisogna spendere 10 milioni per costruire un ponte in modo che sia sufficientemente robusto e regga in caso di alluvione, vento forte, terremoto ecc, io concordo sulla sua costruzione. Se mi dicono che è bellissima l’idea di costruire un ponte, omettendo un sacco di informazioni, io posso pure cascarci, ma qualora dovesse cascare pure il ponte mi arrabbierei parecchio. Specie se nel disastro morisse un mio familiare.

Ecco, il signor Papi ci spiega chiaramente che lui e gli altri abitanti del Trentino, compreso il suo povero figlio, non hanno ricevuto informazioni e formazione sufficiente per affrontare in modo consapevole la convivenza con un animale grande e grosso, potenzialmente molto più pericoloso di uno scoiattolo, ma trattato come fosse tale.

Dovremmo riflettere e imparare dalle parole di Carlo Papi, anche noi professionisti del campo ambientale.

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La statistica “un tanto al chilo”

aprile 17, 2023

I dati gestiti in modo assolutamente non oggettivo portano a una visione distorta della realtà

Lo scopo della statistica descrittiva è nel suo nome: descrivere i fenomeni. Ad esempio potremmo contare il numero di alberi di ciliegio che abbiano almeno 20 fiori sbocciati ogni giorno e otterremo una tabellina che descrive la stagione di fioritura dell’anno in corso. Se andate sul sito web dell’ARPA FVG potreste fare un bell’esperimento con i dati di monitoraggio dei pollini, utilissimo per chi soffre di allergie (e fra essi mi annovero, ahimè).

Spesso i fenomeni vengono descritti da chi non usa la statistica, o meglio non usa la statistica che utilizziamo noi professionisti del campo scientifico. È piuttosto comune sentire dire che “quest’anno c’è più Xxx” con sicurezza, da chi è uscito di casa una sola volta e per caso ha visto più Xxx dell’anno precedente. Questo tipo di statistica non serve a niente, non ci aiuta a fare scelte, perché non descrive la realtà.

Attenzione: non è irrilevante l’opinione espressa da chi fa statistica un po’ come viene, perché l’opinione pubblica è importantissima, dato che influenza le scelte della maggior parte delle persone e, per forza, quelle di chi amministra o governa. Quindi sarebbe molto stupido ignorare le affermazioni prive di validità statistica solo perché sarebbero da cestinare in ambito scientifico.

In questi giorni molte persone usano statistiche più o meno farlocche per discutere riguardo al rischio derivante dalla presenza di orsi, in conseguenza della morte di un giovane in Trentino, ucciso da un orso. Si dividono diversi partiti, ma chi sta dalla parte dell’orso, o contro di esso, a volte usa statistiche buttate lì a casaccio, che possono magari convincere chi non è abituato ad elaborare dati, ma non incantano noi professionisti del campo.

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Competizione

Maggio 17, 2021

Riflessioni sull’uomo e gli altri

Due animali stanno facendo parlare molto negli ultimi anni: il cormorano e il lupo. Sembra il titolo di una favola classica, ma in effetti le discussioni sulla presenza di queste due specie è molto accesa, con schieramenti più o meno netti contro o a favore di essa.

Come biologo mi confronto quotidianamente con questioni legate alla gestione della natura, intesa come insieme di ecosistemi, dunque ambienti e specie che ci vivono. Ma sono anche un pescatore dilettante a cui fa piacere avere pesci a disposizione, un appassionato di arte casearia che apprezza i prodotti dell’allevamento al pascolo, un goloso che apprezza la selvaggina. La questione dei diversi punti di vista la sento tutta.

Innanzitutto confesso di essere irritato dalla presunzione e antropocentrismo in ogni discussione. Che si parli con un cacciatore o con un animalista, il centro dell’universo sono sempre loro stessi, il loro desiderio, la loro “sensibilità”. Gli animali e le piante sono qualcosa di cui si sentono proprietari, in diritto di deciderne le sorti, come sancito molti secoli fa nella parte di Torah che noi chiamiamo Genesi. Vale la pena ricordare citando la versione in lingua italiana del libro della Genesi adottata dalla Chiesa Cattolica:

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L’orsa Daniza e l’uomo sulle Alpi

agosto 25, 2014

Il fatto: il casus belli è il ferimento di un cercatore di funghi nei boschi del Trentino da parte di un’orsa. Un uomo, intento a cercare funghi nei pressi di Pinzolo (TN), si è imbattuto in una femmina di orso bruno (Ursus arctos) insieme ai suoi due cuccioli. La dinamica dell’incidente, per quanto ho letto sui media, è piuttosto confusa, ma pare che il cercatore di funghi si sia nascosto, venendo però individuato dall’orsa grazie al fiuto, che in questa specie è eccezionale, nonostante la pioggia. L’orsa ha quindi attaccato il cercatore di funghi, ferendolo in modo non grave (a quanto leggo).

Piccola nota etologica: so poco di etologia dei mammiferi, ma ricordo di avere letto più volte riguardo la “aggressività” delle femmine di orso bruno quando hanno i cuccioli. La cosa in effetti si configura come una misura di protezione verso la prole, evidentemente rivolta a una minaccia, in questo caso l’uomo. E’ ovvio, almeno per me, che l’orsa non volesse uccidere: nessun essere umano disarmato è in grado di resistere all’attacco di un orso bruno. Gli attacchi (more…)