Posts Tagged ‘Pascolo’

Competizione

Maggio 17, 2021

Riflessioni sull’uomo e gli altri

Due animali stanno facendo parlare molto negli ultimi anni: il cormorano e il lupo. Sembra il titolo di una favola classica, ma in effetti le discussioni sulla presenza di queste due specie è molto accesa, con schieramenti più o meno netti contro o a favore di essa.

Come biologo mi confronto quotidianamente con questioni legate alla gestione della natura, intesa come insieme di ecosistemi, dunque ambienti e specie che ci vivono. Ma sono anche un pescatore dilettante a cui fa piacere avere pesci a disposizione, un appassionato di arte casearia che apprezza i prodotti dell’allevamento al pascolo, un goloso che apprezza la selvaggina. La questione dei diversi punti di vista la sento tutta.

Innanzitutto confesso di essere irritato dalla presunzione e antropocentrismo in ogni discussione. Che si parli con un cacciatore o con un animalista, il centro dell’universo sono sempre loro stessi, il loro desiderio, la loro “sensibilità”. Gli animali e le piante sono qualcosa di cui si sentono proprietari, in diritto di deciderne le sorti, come sancito molti secoli fa nella parte di Torah che noi chiamiamo Genesi. Vale la pena ricordare citando la versione in lingua italiana del libro della Genesi adottata dalla Chiesa Cattolica:

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Archeoecologia vegetale

Maggio 10, 2020

Fra passato e futuro

Dopo l’abbandono di fienagione e pascolo, molte specie di prateria montana oggi si trovano nella boscaglia rada, che rappresenta uno degli stadi della sindinamica che porterà, forse, a un bosco vero e proprio. Sono queste specie, per gli ecologi, reperti di archeologia degli ecosistemi, ma descrivono anche una civiltà rurale ormai scomparsa.

Narcissus radiiflorus

La lettura della vegetazione è qualcosa che ho appreso, fra il 1993 e il 1997, seguendo gli insegnamenti di docenti come il prof. Nimis, il prof. Poldini e la prof.ssa Wikus Pignatti (e bastò passare due ore col suo consorte in Dolomiti per imparare altre cose straordinarie). Pur essendo diventato un ecologo delle acque interne, quasi zoologo, i loro corsi furono per me molto più di un passaggio obbligato per ottenere la laurea in Scienze Biologiche.

Asphodelus albus

Era per me un gioco, quando mi capitava di accompagnare mio padre nella sua attività di documentazione dell’uso antropico delle terre alte. Lui, da architetto, esaminava gli edifici o i loro resti, io la vegetazione.

Dopo alcuni anni di pratica, riuscivo a individuare (in Carnia) l’estensione dei pascoli e la loro porzione fertirrigata, talvolta persino la posizione di stalle i cui resti erano ormai invisibili. Spesso, lanciandomi in scommesse sull’epoca di abbandono delle strutture, ci azzeccavo.

I processi evolutivi degli ecosistemi sono straordinari. Quando compare, o scompare, un determinante l’ecosistema può mutare. Dipende molto dalla sua resistenza e resilienza, ma nel caso di perturbazioni molto intense e durature, l’evoluzione c’è sempre.

Alcuni aspetti di questo cambiamento sono macroscopici, attirano la nostra attenzione. Ad esempio l’aumento di copertura delle specie arbustive in un pascolo abbandonato. In Carnia alle quote più elevate e su substrato acido, ad esempio, è frequente che un pascolo abbandonato venga colonizzato da Alnus viridis. Ma esaminando le alnete ci si può accorgere della presenza, ormai residuale, di specie di Poaceae che non convivono volentieri con quegli arbusti e nelle loro formazioni molto chiuse.

Uno degli aspetti più interessanti di questo tipo di analisi, accanto alla capacità di ricostruire un paesaggio scomparso a seguito del cambiamento dei determinanti (sfalcio, pascolo, fertilizzazione ecc), è quello di permetterci di trasferire l’esperienza acquisita migliorando la nostra capacità predittiva. Possiamo cioè diventare più capaci nel prevedere cosa cambierà in una data porzione di territorio in seguito al mutare di determinate condizioni.

Morfologia dei monti e fenologia

Maggio 25, 2016

Molto spesso mi trovo professionalmente impegnato nel tentare di comprendere, o prevedere, l’entità e la distribuzione di alcuni fenomeni naturali, sia nel tempo che nello spazio. Lavorando prevalentemente sugli ambienti acquatici montani, mi capita frequentemente di imbattermi in considerazioni piuttosto ovvie, ma non banali, sull’effetto delle precipitazioni, del gelo e della fusione della neve.

Qualche giorno fa, salendo a piedi lungo un monte delle Alpi Carniche fra quota 1380 m e 2036 m sul livello del mare, mi sono divertito a osservare la distribuzione dei colori. Il verde ormai deciso della faggeta a fondovalle, quello tenue al limite altimetrico superiore della specie, unito al verde più cupo dell’abete rosso, quindi il verde brillante delle praterie avviate verso la prima fioritura, il marrone giallastro di quelle appena emerse dalla coltre di neve, il candore dei nevai ancora presenti, poi il marrone scuro delle arenarie e degli scisti carboniferi e il grigio chiaro del calcare di scogliera devonico.

Alta valle di Chiaula a primavera

E’ stato bello soprattutto osservare su un versante esposto a E-NE le differenze di colore sui lati opposti di piccoli crinali secondari. La faccia rivolta a E già verde, quella esposta a NE ancora gialla, a parità di quota. Tutto dipende da quanta energia il Sole ha inviato a (more…)