Posts Tagged ‘Qualità’

Il depuratore c’è ma …

luglio 20, 2019

La presenza degli sfioratori è tipica nelle reti fognarie italiane e i fiumi mostrano evidentemente i segni di questa situazione.

Ti dicono “c’è il depuratore” con aria soddisfatta. Ma quando hai un po’ di anni d’esperienza alle spalle (nel mio caso 24 anni) non ti coglie un entusiasmo incondizionato.

Allora vai nel fiume e scopri che il fondo è coperto di alghe, qua e là formano festoni lunghi mezzo metro. Risali un po’ e trovi un tubo, a monte del quale ci sono molte meno alghe.

Dal tubo spesso scende a filo un po’ di acqua, che puzza come l’inferno. Quasi sempre è

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Una stima di qualità dei dati

luglio 27, 2017

Ogni anno mi capita di campionare macroinvertebrati bentonici in almeno 25 diversi siti su corsi d’acqua delle Alpi Orientali. In tutti i casi applico il protocollo di campionamento detto Multihabitat, necessario per ottenere dati utilizzabili nel calcolo dell’indice STAR_ICMi. Questo metodo di campionamento ha molti vantaggi e qualche svantaggio. Uno dei suoi indubbi vantaggi è quello di creare uno standard: non posso variare molto da un sito all’altro il mio modo di campionare perché il protocollo è chiaro. Devo raccogliere invertebrati su 1 m2 con repliche da 0,1 m2 ciascuna e suddividere le repliche fra diversi microhabitat in base alla loro copertura relativa nel sito.

Una volta raccolti i campioni, come previsto, effettuo il sorting, riconoscimento e conta degli organismi raccolti rimanendo sul campo e senza utilizzare il microscopio binoculare, come facevamo in passato coi campioni qualitativi. Io conto veramente tutto il campione sul campo, il che è un atto di fede e rigore, anche se sono convinto che non elimini un elemento di disturbo al dato: nelle giornate piacevoli di primavera sono certamente più accurato che nei gelidi giorni invernali, quando ho le dita congelate e non vedo l’ora di scappare a casa. Mi è capitato di campionare a -11°C e il sospetto di una certa “fretta” mi ha preso.

Per questo motivo, pur sapendo che il mio modo di lavorare è uguale a quello di tutti gli altri e che una volta rispettato il protocollo sono “formalmente a posto”, sono solito sottoporre ciclicamente a controllo i miei campioni usando alcune tecniche di analisi statistica. Una delle cose che maggiormente mi interessa è capire, per stabilire quali campioni posso considerare veramente di elevata qualità, se questi campioni siano rappresentativi della comunità presente in un sito o meno. Difficile a dirsi, se non si hanno enormi campioni ripetuti e non si conosce “la verità”. Beh, uno dei trucchi che sto usando è quello di calcolare, usando il programma PAST, la curva di rarefazione dei taxa. A dire il vero viene rappresentata come una curva di arricchimento in termini di taxa, con un grafico che in ascissa riporta il numero di individui contati nel campione, in ordinata il numero di taxa rinvenuti. Si tratta di un artifizio matematico, ma crea un quadro che ha un’elevata probabilità di essere vero.

Quello che ci permette di fare una curva del genere è ipotizzare quanti taxa avrei trovato contando ad esempio 2/3 del campione, o 1/2, o anche solo 1/4 come suggeriscono alcuni colleghi desiderosi di correre al caldo nel minor tempo possibile, o di fare 5 o 6 stazioni al giorno. I miei dati dicono che non funziona per niente bene.

Curve di rarefazione / incremento dei taxa in relazione al numero di invertebrati esaminati nel campione

Curve di rarefazione / incremento dei taxa in relazione al numero di invertebrati esaminati nel campione

Nell’immagine che ho inserito qui ci sono sei campioni. Di questi tre sono reali, mentre tre (more…)

L’indicatore solitario

settembre 21, 2015

Quando ero bambino mi dicevano “se ci sono i gamberi l’acqua è pulita che la puoi bere”. Mio padre mi aveva insegnato invece a bere dalle sorgenti di montagna, dopo avere verificato che a monte non ci fosse una malga. Perché la malga ovviamente ha del bestiame, che non usa il gabinetto. Certo, dicono che dopo che l’acqua ha passato tre sassi diventa pura. Come no, provate per credere e prenotate un paio di giorni di diarrea.

Comunque la storia del gambero tornò in auge quando, molto tempo dopo, iniziai a occuparmi di bioindicazione. Questa strana branca dell’ecologia applicata ha la presunzione di usare organismi viventi (bioindicatori) per valutare lo stato degli ecosistemi. Quale stato? Quasi tutti vi risponderanno: la qualità! A mio giudizio non è proprio così, dato che la qualità è un concetto soggettivo, ma lo scopo della mia dissertazione oggi è un altro.

La presenza di un singolo organismo, per quanto possa essere considerato un indicatore di “buona qualità” dell’acqua, non è per nulla sufficiente. Il singolo organismo (more…)