Quando i depositi alluvionali recentissimi stupiscono
Più o meno sappiamo tutti che facendo un mucchio di sabbia, uno di ghiaia e uno di ciottoli, la pendenza dei fianchi non è la stessa per ogni mucchio. Se lasciamo tutto lì dopo un paio di giorni, magari una pioggia, troveremo comunque delle pendenze che si avvicinano al così detto angolo di natural declivio, che in generale sarà minore di 45°.
Eppure, camminando nell’alveo del Tagliamento, mi imbatto spesso in basse “pareti” di erosione dove l’acqua dell’ultima piena ha asportato parte di una barra. In questa foto si vede uno dei casi comuni e l’inclinazione di questa parete è decisamente > 60°.
Non sono molto preparato in materia, ma sospetto che l’osservazione di questi casi abbia indotto gli antichi a pensare di mettere insieme materiali diversi per ottenere qualcosa che “sta in piedi” meglio di un accumulo dei singoli materiali, ovvero sedimenti di granulometria diversa. In questo caso vediamo ciottoli, ghiaia, sabbia e pochissimo silt mescolati. Anche se la deposizione tende a formare degli strati abbastanza uniformi per granulometria, tutto viene complicato dall’embedding, ovvero dal fatto che negli ampi spazi fra i ciottoli si infilano sedimenti più fini. Il risultato è qualcosa che non ha retto all’azione erosiva della piena, ma nonostante la pioggia che ci è caduta sopra, questa miscela di diversi sedimenti ha retto piuttosto bene. Probabilmente la parete inizierà a crollare nel momento in cui l’acqua evaporerà o percolerà, sabbia e silt si asciugheranno e perderanno gran parte della capacità di fare da legante. Ovviamente se questi sedimenti rimanessero sepolti sotto enormi quantità di altri sedimenti per qualche milione di anni, otterremmo una puddinga. Ma è tutta un’altra storia.